Cinque indirizzi Ip su cento che transitano in qualche modo sulle piattaforme di Google recano tracce di programmi pubblicitari non voluti dagli utenti. Detto così, può sembrare un dato irrisorio. Ma si tratta di milioni e milioni di persone: una cifra che nemmeno Big G è riuscita a calcolare. È il risultato di uno sforzo congiunto tra Mountain View e l’Università della California, sedi di Berkeley e Santa Barbara, per provare a tracciare quanta pubblicità spazzatura gira effettivamente sul Web. Il rapporto finale dello studio delinea uno scenario davvero preoccupante per gli utenti. Sono molteplici le modalità con cui questi adware iniettano spot e immagini commerciali non volute nei browser. Google ha identificato ben 50.870 estensioni di Chrome e 34.407 file binary di Windows: si sono rivelati maligni il 38 per cento dei primi e il 17 per cento dei secondi. Solo dall’inizio dell’anno, Mountain View dichiara di avere ricevuto oltre centomila lamentele dagli utilizzatori del suo browser, perché “sporcato” con annunci pubblicitari non desiderati.