Nel marasma di messaggi più o meno esplicitamente pubblicitari che affollano la rete, chi per mestiere fa marketing per i grandi brand guarda con sempre maggiore attenzione alla figura dell’“influenzatore”. Della categoria fanno parte quelle persone che per diversi motivi hanno conquistato una buona visibilità sui social network e sulla rete in generale, da Facebook a Twitter passando per Youtube.
Grazie alla loro forte presenza online e all’ampio seguito di utenti, gli “influenzatori” hanno di fatto maggiori possibilità di “posizionare” un prodotto o un servizio meglio e con maggiore capillarità di quanto possano fare i brand stessi attraverso i siti aziendali o le relative pagine sui social network. Come rileva oggi il Financial Times, l’avvento della figura del “social media influencer” ha provocato un autentico terremoto nel mondo del marketing digitale ed è sempre più “corteggiata” dalle agenzie di pubblicità (ma anche dalle varie piattaforme web) che puntano a trarre profitto dalla relazione di fiducia che i “social media influencer” hanno instaurato con i propri “followers”, nel tentativo di replicare e amplificare i benefici di quella che di fatto è una “raccomandazione tramite passaparola” su larga, larghissima scala.
Il nuovo trend ha provocato quello che Rebecca McCuiston, vicepresidente senior della nota agenzia di marketing digitale 360i, definisce uno “spostamento di paradigma sul modo in cui chi fa marketing raggiunge i consumatori”.